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Parola pesante, greenwashing. Anzi, un vero e proprio insulto! Dire di un’azienda che fa greenwashing equivale a dire che quell’azienda è ipocrita, falsa, mendace, che vuole ingannare clienti, azionisti e società. Roba pesante, appunto. Eppure, può succedere che un’azienda faccia greenwashing anche senza volerlo. Meglio andare con ordine.

«Il greenwashing, in sostanza, è la pratica fuorviante di promuovere i benefici ambientali di un prodotto, un servizio, una tecnologia o una campagna marketing».

Così Stella Levantesi definisce il greenwashing, nel suo libro I bugiardi del clima. Levantesi racconta anche che il greenwashing ha un anno di nascita, il 1973, e un padre, Bruce Harrison.

All’epoca, grazie a Primavera silenziosa, libro della biologa Rachel Carson, pesticidi come il DDT vengono messi in discussione. Carson dimostra che il loro uso provoca molti più danni che benefici (c’è un podcast dal titolo Cambiamenti, di Nicolas Lozito, che racconta la storia di Rachel Carson e altri pionieri dell’ambientalismo).

Le aziende che producono e usano questi pesticidi finiscono sotto attacco. Bruce Harrison spiega loro che andare a muso duro contro gli ambientalisti non è una buona idea: è controproducente. Meglio lanciare un messaggio del tipo «gli ambientalisti hanno ragione! Dobbiamo difendere la natura e la salute delle persone! E infatti la nostra azienda fa questo e quest’altro…» dove questo e quest’altro possono essere cose vere, cose vere e positive che l’azienda fa sul serio. Il problema è che questo e quest’altro sono azioni del tutto marginali rispetto all’attività dell’azienda.

Però ci sono aziende che il greenwashing rischiano di farlo – più o meno – inconsapevolmente. Intendo dire che alcune aziende vorrebbero fare qualcosa, sinceramente, contro la crisi climatica, ma non sanno bene come farlo. Non hanno idea di dove andare a guardare per abbattere il proprio impatto sul clima e allora fanno una cosa tipo piantare gli alberi o, che so, finanziare la costruzione di una ciclabile nella città dove ha lo stabilimento.

Il che è bello, ma non ha lo stesso effetto del cercare di conoscere e ridurre il l’impatto sul clima che l’azienda stessa ha nello svolgere le proprie attività quotidiane. Insomma, per fare un’azione efficace, l’azienda deve prima di tutto conoscere la propria carbon footprint.

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La serie completa Non so come dirtelo. Le parole difficili, si può ascoltare su Spotify.