Sicuramente già lo sapete: nel 2023 la temperatura media della Terra è stata di 1,48 °C superiore alla media preindustriale. Abbiamo cioè sfiorato quell’aumento che, è stato detto in tutte le salse, non dovrebbe assolutamente essere superato. In altre parole, magari il 2024 e altri anni futuri potranno essere un po’ meno caldi del 2023 (la statistica fa di questi scherzi) però diciamolo: ci siamo arrivati, siamo a +1,5.

E allora?

È forse arrivata la fine del mondo? Sì, certo, ci sono stati tanti eventi estremi. Siccità, alluvioni, tornado, agricoltura in ginocchio, tante persone hanno sofferto e tante sono addirittura morte, a causa di eventi climatici. Però, se ci guardiamo intorno, c’è di peggio, no?

L’invasione dell’Ucraina continua, terribile. Il 7 ottobre Israele è stata colpita dalla violenza terrorista e, in risposta, sulla striscia di Gaza si è scatenata una rappresaglia feroce, che non accenna a fermarsi e di cui fanno le spese soprattutto i bambini. E se ripensiamo al Covid, di cui si è tornato a parlare, la sensazione è che abbia fatto ben più danni di quelli causati dall’aumento di quasi 1,5 °C registrato nel 2023.

Mi fermo qua, sperando che il messaggio sia abbastanza chiaro:

è difficile che tuttə noi percepiamo la crisi climatica come il problema più grande con cui abbiamo a che fare.

Perché ci sono cose che sembrano più gravi e, soprattutto, sono più vicine. Forse, da questa situazione, ne discende anche uno spunto per il modo con cui facciamo comunicazione sulla crisi climatica: e se provassimo a non insistere nel chiamarlo “il più grande problema della nostra epoca?”.

Non perché non lo sia –  a parte il fatto che fare la classifica delle disgrazie è sempre un po’ discutibile – ma perché è difficile percepirlo come tale. Forse la caratteristica principale della crisi climatica non è quello di essere il problema più grave di tutti, bensì quello di andare a toccare ogni singola vicenda della nostra vita.

E, dunque, la transizione ecologica la dobbiamo fare per salvare, anzi migliorare, la nostra possibilità di mangiare, i nostri lavori, la terra su cui viviamo…

Forse, la sintesi più efficace la dà il professor Rajul Pandiya

La crisi climatica non è la priorità di nessuno ma colpisce le priorità di tutti.

Daniele Scaglione