In teoria, la COP di Dubai dovrebbe finire domani, martedì 12 dicembre. In pratica, le COP non finiscono quasi mai alla data prevista e c’è un modo abbastanza originale per cercare di sapere quanto andrà lunga quella in corso (c’entra la pizza e lo raccontano Chiara Saccani e Andrea Ghianda nel podcast che come Non So Come Dirtelo curiamo insieme a il think tank sul clima ECCO).

Nei giorni scorsi sono stati pubblicati articoli e video che spiegano come funzionano le COP e già dai primi giorni circola ‘la’ domanda: sarà o non sarà un fallimento, questa ventottesima riunione internazionale a difesa del clima? Questa domandona la rimandiamo a fine lavori, con l’impegno a ragionare anche sullo stesso concetto di ‘fallimento’.

Qui vorrei limitarmi al come funzionano le COP. Ci lascia perplessi o forse ci indigna proprio, la difficoltà a trovare degli accordi. Però, pensiamo non solo a come funzionano gli incontri internazionali da un punto di vista formale, organizzativo. Pensiamo a come funzioniamo noi esseri umani. Alle nostre assemblee di condominio. Pensiamo alle riunioni in famiglia o tra amici per decidere un acquisto o una vacanza.

È un casino, trovare un accordo, soprattutto quando ci si pone l’obiettivo di non scontentare nessuno,di essere tutti d’accordo

(e vogliamo essere tutti d’accordo sul decidere dove andare in vacanza, anche Gianfilippo, perché sennò ci rompe i maroni per tutta la vacanza, Gianfilippo).

Prima obiezione: sì, ma alle COP ci vanno capi di stato e di governo, grandi imprenditori. Dovrebbero essere meglio di noi! Vero, ma è anche vero che non rappresentano solo se stessi – come invece capita di solito a noi – rappresentano anche tanti interessi, il che complica parecchio la loro posizione.

Seconda obiezione: sì, ma alle COP ci sono anche i cattivi, quelli che antepongono i privilegi di pochi agli interessi di molti (mentre Gianfilippo è uno spaccamaroni, sì, ma chiamarlo cattivo è eccessivo). Vero, ci sono i cattivi – «che poi così cattivi non sono mai», scrive Fossati e canta Bertè – e la cosa complica, lo ammetto, salvo consentirmi una parentesi dedicata a chi nel terzo settore, nelle ONG, nelle nonprofit, insomma, ci ha passato un po’ di tempo: avete presente, vero, quanto sia difficile mettere d’accordo tutte e tutti, anche tra i ‘buoni’?

In ogni caso, la maggioranza delle persone che negoziano non sono ‘cattivi’, sono persone che cercano di portare a casa un risultato.

Ecco, a proposito di ‘portare a casa’, cerchiamo di concentrarci non solo su quello che succede a Dubai. Il grosso problema, nella lotta alla crisi climatica, non è che alle conferenze internazionali non si prendono decisioni abbastanza coraggiose.

È che, una volta tornati a casa, i governi non fanno quello che si sono impegnati a fare.

Tanto per dire, al 2021, quanti erano i paesi del mondo che rispettavano gli accordi presi nella storica COP di Parigi del 2015? No, non erano cento, non erano cinquanta, non erano venticinque, non eran dieci, non erano due